Cosa hai detto cento volte, cosa ripeti nella tua mente?
In questi giorni leggo post arrabbiatissimi, avvelenati con l’andrà tutto bene.
Puerile, vuoto, inconsistente. Posso concordare.
Qual è l’alternativa che scegli?
Quella che comunque stai scegliendo anche senza che tu te ne rendi conto.
Quanto ti fa bene quell'alternativa?
Abracadabra - in greco ἀβρακαδάβρα- l’abbiamo sentito tutti da bambini, e magari anche pronunciato per gioco.
Parola dall'etimo e storia interessante, di cui per brevità riporto qui due significati utili al post: in aramaico Avrah KaDabra significa Io creerò come parlo; in ebraico ha-bĕrakāh dabĕrāh ossia pronunciare la benedizione.
E se potessi creare davvero attraverso ciò che dici?
In effetti lo fai.
La RESILIENZA è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
La resilienza personale DIPENDE in gran parte della nostra struttura cognitiva, cioè DA COME INTERPRETIAMO NOI STESSI e GLI EVENTI.
La valutazione cognitiva determina la risposta comportamentale, emozionale e fisiologica agli eventi.
Se dico “questo evento (persona/perdita//etc) mi sta distruggendo”
secondo te, dentro di te quale risposta comportamentale, emozionale e fisiologica determina?
Ok, una più semplice.
Prova con TI AMO, pensando a qualcuno che davvero ami, ed ascoltati.
Ora prova con TI ODIO, TI DETESTO, e varianti, scegli quella che preferisci e di nuovo, sentiti.
Puoi notare la differenza?
Puoi sentire il tuo corpo diversamente in tensione, a partire dalle mascelle, dalle mani, le spalle?
Non possiamo controllare gli eventi ma come reagiamo ad essi.
Interpretazioni diverse danno luogo a decisioni e comportamenti diversi; se siamo convinti (anche illusoriamente) di poter controllare la situazione subiremo meno danni da stress.
Anche io mi sto chiedendo in effetti cosa ho davvero pensato.
Ero lì beata a godermi il tempo, a sentire che tra articoli, libri, disegni e nuove tecniche da imparare, amici e clienti da voler supportare e salutare, il tempo per me non basta mai, ed ecco che sono dovuta correre in ospedale, non una ma due volte, e non è ancora finita.
Avevo bisogno di creare non un pensiero positivo a tutti i costi, ma comunque un pensiero che mi consentisse di arrivare di nuovo al controllo senza aggiungerci come ciliegina un attacco di panico, sapendo di dover entrare di nuovo, da sola, in un posto potenzialmente pericoloso, in cui vedo poco e male, e in cui spuntano come in un astronave, teletubbies verdi.
(Lo so, lo so sono i medici e le infermiere, e quelli verdi sono tute, sovarascarpe, cappucci).
Eppure, eppure in questa nebbia colorata, mi accorgo, senza essere drogata lo giuro, che comunque vedo luci colorate e non nero.
Che il personale dell’ospedale sta facendo il possibile per farmi sentire al sicuro ed accolta, che mi arriva finanche una carezza ed una battuta.
E poi, nonostante io non possa cambiare ciò che sta accadendo né il momento in cui sta accadendo, mi arrivano messaggi di affetto e sostegno commuoventi.
Talmente belli che mi devo fermare tra il respiro che mi manca e le lacrime che già ci vedevo poco prima.
Dunque torniamo a te, ti saluto lasciandoti ad un video di 5 minuti, in cui ti racconto come, attraverso le parole, puoi influire positivamente sulla tua resilienza, utilizzando la creatività come esperienza ludica, esperienziale ed esistenziale generatrice di nuove soluzioni.
E ti saluto con tre delle mie frasi preferite in assoluto.
Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione. Henry Ford
“Date parole al dolore: il dolore che non parla bisbiglia al cuore sovraccarico e gli ordina di spezzarsi” (Shakespeare, Macbeth, Atto IV scena III).
(Perché davvero non si tratta di dirsi bugie, ma di esprimere e trasformare, anche il dolore, lo sconforto e la rabbia. )
Fai quello che puoi con quello che hai, nel posto in cui sei. Theodore Roosevelt
In questa cartella pubblico una parole al giorno di quelle arrivate.
Se vuoi, commenta per avere la tua frase.
In questi giorni leggo post arrabbiatissimi, avvelenati con l’andrà tutto bene.
Puerile, vuoto, inconsistente. Posso concordare.
Qual è l’alternativa che scegli?
Quella che comunque stai scegliendo anche senza che tu te ne rendi conto.
Quanto ti fa bene quell'alternativa?
Abracadabra - in greco ἀβρακαδάβρα- l’abbiamo sentito tutti da bambini, e magari anche pronunciato per gioco.
Parola dall'etimo e storia interessante, di cui per brevità riporto qui due significati utili al post: in aramaico Avrah KaDabra significa Io creerò come parlo; in ebraico ha-bĕrakāh dabĕrāh ossia pronunciare la benedizione.
E se potessi creare davvero attraverso ciò che dici?
In effetti lo fai.
La RESILIENZA è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
La resilienza personale DIPENDE in gran parte della nostra struttura cognitiva, cioè DA COME INTERPRETIAMO NOI STESSI e GLI EVENTI.
La valutazione cognitiva determina la risposta comportamentale, emozionale e fisiologica agli eventi.
Se dico “questo evento (persona/perdita//etc) mi sta distruggendo”
secondo te, dentro di te quale risposta comportamentale, emozionale e fisiologica determina?
Ok, una più semplice.
Prova con TI AMO, pensando a qualcuno che davvero ami, ed ascoltati.
Ora prova con TI ODIO, TI DETESTO, e varianti, scegli quella che preferisci e di nuovo, sentiti.
Puoi notare la differenza?
Puoi sentire il tuo corpo diversamente in tensione, a partire dalle mascelle, dalle mani, le spalle?
Non possiamo controllare gli eventi ma come reagiamo ad essi.
Interpretazioni diverse danno luogo a decisioni e comportamenti diversi; se siamo convinti (anche illusoriamente) di poter controllare la situazione subiremo meno danni da stress.
Anche io mi sto chiedendo in effetti cosa ho davvero pensato.
Ero lì beata a godermi il tempo, a sentire che tra articoli, libri, disegni e nuove tecniche da imparare, amici e clienti da voler supportare e salutare, il tempo per me non basta mai, ed ecco che sono dovuta correre in ospedale, non una ma due volte, e non è ancora finita.
Avevo bisogno di creare non un pensiero positivo a tutti i costi, ma comunque un pensiero che mi consentisse di arrivare di nuovo al controllo senza aggiungerci come ciliegina un attacco di panico, sapendo di dover entrare di nuovo, da sola, in un posto potenzialmente pericoloso, in cui vedo poco e male, e in cui spuntano come in un astronave, teletubbies verdi.
(Lo so, lo so sono i medici e le infermiere, e quelli verdi sono tute, sovarascarpe, cappucci).
Eppure, eppure in questa nebbia colorata, mi accorgo, senza essere drogata lo giuro, che comunque vedo luci colorate e non nero.
Che il personale dell’ospedale sta facendo il possibile per farmi sentire al sicuro ed accolta, che mi arriva finanche una carezza ed una battuta.
E poi, nonostante io non possa cambiare ciò che sta accadendo né il momento in cui sta accadendo, mi arrivano messaggi di affetto e sostegno commuoventi.
Talmente belli che mi devo fermare tra il respiro che mi manca e le lacrime che già ci vedevo poco prima.
Dunque torniamo a te, ti saluto lasciandoti ad un video di 5 minuti, in cui ti racconto come, attraverso le parole, puoi influire positivamente sulla tua resilienza, utilizzando la creatività come esperienza ludica, esperienziale ed esistenziale generatrice di nuove soluzioni.
E ti saluto con tre delle mie frasi preferite in assoluto.
Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione. Henry Ford
“Date parole al dolore: il dolore che non parla bisbiglia al cuore sovraccarico e gli ordina di spezzarsi” (Shakespeare, Macbeth, Atto IV scena III).
(Perché davvero non si tratta di dirsi bugie, ma di esprimere e trasformare, anche il dolore, lo sconforto e la rabbia. )
Fai quello che puoi con quello che hai, nel posto in cui sei. Theodore Roosevelt
In questa cartella pubblico una parole al giorno di quelle arrivate.
Se vuoi, commenta per avere la tua frase.