Mi capita spesso di pensare che l'incontro col personal branding ha molto a che fare con me e con la mia storia.
Dove sono cresciuta, quel valutare una persona in base al cognome di famiglia.
L'inclusione o l'esclusione da feste ed ambienti a seconda di quella domanda diretta e cruda "da dove nasci"?
Ero una bambina e ricordo l'imbarazzo di venire interrogata così, in piedi in un salotto grande come un palazzo reale.
Riuscii a tenere per me la risposta che mi era venuta in mente, perché quella signora di nobile discendenza di certo doveva sapere anche lei che nascevamo entrambe dallo stesso luogo (fisico).
Ed ancora crescendo, notare la differenza all'università di chi si presentava con un cognome importante ed io che avevo l'assoluta necessità di farcela senza conoscenze.
Farsi un nome, l'orgoglio di portarlo nel mondo, nonostante le battute sempre uguali dalla prima elementare in poi (ma lei ce l'ha la buona volontà?), gli errori frequenti da Bonaventura fino alla completa storpiatura in Poala Bonamission nell'ufficio di Ny.
Il personal branding come nostra storia e nostro futuro, come relazioni e come crescita, come opportunità di onorare le nostre abilità.
Continuo ad avere spunti di riflessione e di crescita, anche per la mia vita proprio dal Personal Branding.
Ecco perché mi ha incuriosito il titolo "Cogito ergo Brand. Da Eraclito a Popper: breve storia filosofica del branding. "
Questa frase in particolare mi ha colpito.
"Il branding, specialmente lo sviluppo del Brand, sono spesso considerati come fattori di creazione di stabilità e di coerenza nel mare dei cambiamento.
Il marchio dunque come punto di riferimento in un in un mondo pieno di incertezze".
Magari, penso all'istante.
Però dopo un attimo questa descrizione mi fa pensare a questo quadro mio, titolo
"zattere di salvataggio",
sottotitolo
" datemi un sostegno in questo immenso mare".
E' vero che le coincidenze non esistono.
P.S. A proposito di professionisti che offrono spunti di riflessione e di crescita interessanti sul marketing, se non conosci Riccardo Scandellari te lo consiglio di cuore.
Dove sono cresciuta, quel valutare una persona in base al cognome di famiglia.
L'inclusione o l'esclusione da feste ed ambienti a seconda di quella domanda diretta e cruda "da dove nasci"?
Ero una bambina e ricordo l'imbarazzo di venire interrogata così, in piedi in un salotto grande come un palazzo reale.
Riuscii a tenere per me la risposta che mi era venuta in mente, perché quella signora di nobile discendenza di certo doveva sapere anche lei che nascevamo entrambe dallo stesso luogo (fisico).
Ed ancora crescendo, notare la differenza all'università di chi si presentava con un cognome importante ed io che avevo l'assoluta necessità di farcela senza conoscenze.
Farsi un nome, l'orgoglio di portarlo nel mondo, nonostante le battute sempre uguali dalla prima elementare in poi (ma lei ce l'ha la buona volontà?), gli errori frequenti da Bonaventura fino alla completa storpiatura in Poala Bonamission nell'ufficio di Ny.
Il personal branding come nostra storia e nostro futuro, come relazioni e come crescita, come opportunità di onorare le nostre abilità.
Continuo ad avere spunti di riflessione e di crescita, anche per la mia vita proprio dal Personal Branding.
Ecco perché mi ha incuriosito il titolo "Cogito ergo Brand. Da Eraclito a Popper: breve storia filosofica del branding. "
Questa frase in particolare mi ha colpito.
"Il branding, specialmente lo sviluppo del Brand, sono spesso considerati come fattori di creazione di stabilità e di coerenza nel mare dei cambiamento.
Il marchio dunque come punto di riferimento in un in un mondo pieno di incertezze".
Magari, penso all'istante.
Però dopo un attimo questa descrizione mi fa pensare a questo quadro mio, titolo
"zattere di salvataggio",
sottotitolo
" datemi un sostegno in questo immenso mare".
E' vero che le coincidenze non esistono.
P.S. A proposito di professionisti che offrono spunti di riflessione e di crescita interessanti sul marketing, se non conosci Riccardo Scandellari te lo consiglio di cuore.