C’è una storia che racconta di un boscaiolo, ogni volta che la leggo mi ricorda me, alle prese con i mille impegni, riunioni, obiettivi, strategie, presentazioni.
Più aumentava il carico del mio lavoro, più mi impegnavo e impegnavo il mio tempo per cercare di fare tutto, tra attività tra loro diversissime, in luoghi diversi e con persone diverse.
E’ un aspetto molto stimolante ed adrenalinico, ma allo stesso tempo necessita ad un certo punto l’acquisizione di nuove competenze, non più legate allo svolgimento delle singole attività, ma della gestione di noi stessi in quelle attività.
Una sorta di metaorganizzazione, di visione dall’alto, per poter continuare ad essere efficaci in una complessità di compiti e relazioni, nella velocità imposta sempre più dall’ambiente, e nella contemporanea esigenza di saper rallentare e guadagnare propri tempi personali di ricarica o semplicemente della gestione pratica della propria vita, dal fare la spesa sennò il frigo resta vuoto (come infatti restava il mio per lunghi periodi) a conservare e far crescere il proprio giardino di relazioni personali.
Se continuiamo a non aver mai tempo per il nostro giardino, si inaridisce e richiederà sempre più tempo, cure ed attenzioni per poter ricominciare a mostrare fili d’erba colorati e fiori.
Essere frequentato da farfalle e api, continuare ad essere un luogo piacevole per noi e stimolante per nuovi ospiti.
Ma sto cambiando metafora.
Ecco la storia del boscaiolo.
“Due uomini erano nel bosco per tagliare la legna.
Il primo lavorò duramente per tutto il giorno, senza prendersi alcuna pausa e fermandosi soltanto per un rapidissimo pranzo.
Il secondo taglialegna si prese invece molte pause durante la giornata e fece pure un riposino dopo il pasto di mezzogiorno.
Arrivati a sera, il primo spaccalegna fu piuttosto contrariato nel constatare che l’altro non solo era molto più riposato, ma aveva tagliato anche tanti più alberi rispetto a lui. Così gli fece notare: ‘Non capisco. Ogni volta che mi guardavo attorno, tu te ne stavi seduto e ciononostante hai spaccato più legna di me’.
Al che il compagno rispose: ‘Non hai notato che mentre me ne stavo seduto, io affilavo la mia ascia?’
(Dale Carnegie 1888-1955)
Più recentemente, questa storiella è riportata con piccole variazioni nel celeberrimo "Le sette regole per avere successo" di Stephen Covey, e mi colpisce il finale in modo più immediato.
All’uomo affannato nel lavoro viene suggerito di smettere qualche minuto per affilare l’ascia, e
la risposta è "Non ho tempo di affilare l’ascia, sono troppo occupato a tagliare l’albero”.
Quante volte mi sono accanita a continuare a tagliare alberi senza fermarmi e prendermi cura dell'ascia.
Fermarci, formarci, raccogliere le nostre risorse, affilare le nostre capacità e competenze, può sembrarci impossibile nei momenti in cui siamo oberati, ma è esattamente la scelta giusta per recuperare forze e tempi, strumenti per la nostra vita personale e professionale.
Più consumiamo energie, maggiore sforzo è richiesto per la singola attività, più si perdono il quadro globale e l’attenzione alla strategia.
Affilare l’ascia significa DEDICARSI TEMPO per ricaricarsi, per preservare e valorizzare la nostra dimensione:
fisica
mentale
spirituale
emozionale-sociale.
Partecipare ai percorsi di crescita personale è opportunità unica per dedicarsi alle proprie dimensioni, e ritrovare la propria dimensione, la propria voce, la propria espressione.
Ogni incontro lo è, se vuoi, comincia adesso.
Dipinto di Kelly Reemtsen
Più aumentava il carico del mio lavoro, più mi impegnavo e impegnavo il mio tempo per cercare di fare tutto, tra attività tra loro diversissime, in luoghi diversi e con persone diverse.
E’ un aspetto molto stimolante ed adrenalinico, ma allo stesso tempo necessita ad un certo punto l’acquisizione di nuove competenze, non più legate allo svolgimento delle singole attività, ma della gestione di noi stessi in quelle attività.
Una sorta di metaorganizzazione, di visione dall’alto, per poter continuare ad essere efficaci in una complessità di compiti e relazioni, nella velocità imposta sempre più dall’ambiente, e nella contemporanea esigenza di saper rallentare e guadagnare propri tempi personali di ricarica o semplicemente della gestione pratica della propria vita, dal fare la spesa sennò il frigo resta vuoto (come infatti restava il mio per lunghi periodi) a conservare e far crescere il proprio giardino di relazioni personali.
Se continuiamo a non aver mai tempo per il nostro giardino, si inaridisce e richiederà sempre più tempo, cure ed attenzioni per poter ricominciare a mostrare fili d’erba colorati e fiori.
Essere frequentato da farfalle e api, continuare ad essere un luogo piacevole per noi e stimolante per nuovi ospiti.
Ma sto cambiando metafora.
Ecco la storia del boscaiolo.
“Due uomini erano nel bosco per tagliare la legna.
Il primo lavorò duramente per tutto il giorno, senza prendersi alcuna pausa e fermandosi soltanto per un rapidissimo pranzo.
Il secondo taglialegna si prese invece molte pause durante la giornata e fece pure un riposino dopo il pasto di mezzogiorno.
Arrivati a sera, il primo spaccalegna fu piuttosto contrariato nel constatare che l’altro non solo era molto più riposato, ma aveva tagliato anche tanti più alberi rispetto a lui. Così gli fece notare: ‘Non capisco. Ogni volta che mi guardavo attorno, tu te ne stavi seduto e ciononostante hai spaccato più legna di me’.
Al che il compagno rispose: ‘Non hai notato che mentre me ne stavo seduto, io affilavo la mia ascia?’
(Dale Carnegie 1888-1955)
Più recentemente, questa storiella è riportata con piccole variazioni nel celeberrimo "Le sette regole per avere successo" di Stephen Covey, e mi colpisce il finale in modo più immediato.
All’uomo affannato nel lavoro viene suggerito di smettere qualche minuto per affilare l’ascia, e
la risposta è "Non ho tempo di affilare l’ascia, sono troppo occupato a tagliare l’albero”.
Quante volte mi sono accanita a continuare a tagliare alberi senza fermarmi e prendermi cura dell'ascia.
Fermarci, formarci, raccogliere le nostre risorse, affilare le nostre capacità e competenze, può sembrarci impossibile nei momenti in cui siamo oberati, ma è esattamente la scelta giusta per recuperare forze e tempi, strumenti per la nostra vita personale e professionale.
Più consumiamo energie, maggiore sforzo è richiesto per la singola attività, più si perdono il quadro globale e l’attenzione alla strategia.
Affilare l’ascia significa DEDICARSI TEMPO per ricaricarsi, per preservare e valorizzare la nostra dimensione:
fisica
mentale
spirituale
emozionale-sociale.
Partecipare ai percorsi di crescita personale è opportunità unica per dedicarsi alle proprie dimensioni, e ritrovare la propria dimensione, la propria voce, la propria espressione.
Ogni incontro lo è, se vuoi, comincia adesso.
Dipinto di Kelly Reemtsen