Nei giorni scorsi, Enrico Mentana ha coniato un nuovo termine: Webete.
Sono sicura che anche tu ne hai incontrati nel web.
Persone aggressive, offensive, spesso ignoranti, che commentano con cattiveria e perfidia, anche sugli argomenti più delicati.
Tu come reagisci?
Le fonti di rabbia sono già tante nella vita, per dover combattere anche i trolls, i webeti ed in genere persone che si nascondono dietro la tastiera con ogni genere di pretesa.
La rabbia è un'emozione primitiva, una delle più precoci tanto da poter essere osservata anche in bambini molto piccoli.
Passa dall' irritazione, fastidio, impazienza fino alla collera, all'esasperazione, furore ed ira.
Ci si arrabbia quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno, soprattutto se percepiamo lo faccia intenzionalmente.
Possiamo sperimentare reazioni opposte: attaccare o fuggire (fight or flight); per cultura o regole
cerchiamo di mascherare i segnali della rabbia- sempre che ne siamo consapevoli e davvero riusciamo a modificarli, come ad esempio di fronte ad un capo o a una persona che sentiamo pericoloso attaccare.
Ma la rabbia resta in circolo, dentro di noi a farci rimuginare e farci male, oppure possiamo dirigerla verso chi non c'entra nulla, ma passava di lì (un figlio, il partner, il pedone anche se attraversa sulle strisce).
La frustrazione dei soggetti on line mi lascia immaginare che siano profondamente arrabbiati nella loro vita e usino il web per sfogarsi al sicuro verso chi non c'entra nulla.
Studi sugli effetti dell'inibizione delle manifestazioni aggressive sembrano indicare che chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia tende a viverli per un tempo più lungo.
Quindi posso immaginare che questi soggetti siano delle pentole a pressione digitanti.
Ma la rabbia è loro.
Vale davvero la pena, che di gran pena si tratta, lasciarsi coinvolgere?
Sviluppare nel TUO organismo, a tua volta, rabbia?
Il nostro organismo si prepara all'azione, all'attacco e all'aggressione con modificazioni fisiche importanti quali accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa e dell'irrorazione dei vasi sanguigni periferici, aumento della tensione muscolare e della sudorazione.
Le funzione della rabbia è infatti aumentare nell'organismo il carburante energetico necessario per passare alla risposta verbale o fisica al fine di indurre l'altro alla fuga.
Il pericolo che percepiamo alla base di un attacco di rabbia riguarda di solito la frustrazione di qualcosa che ha a che fare con l'immagine e la realizzazione di sé.
Ora chiediti:
- È importante questo evento/questa persona -mai vista- nella mia giornata, nella mia settimana, nella mia vita?
- Il pericolo è reale?
- La mia rabbia è appropriata?
- Posso modificarla?
- In che cosa sto contribuendo al problema?
- Cosa questa cosa, affermazione ha a che fare con me?
- Vale il mio tempo e la mia energia per reagire?
- Sto considerando l'altra persona- che neanche conosco di persona- meritevole e valida da modificare la MIA immagine di ME?
- Sto considerando che l'opinione dell'altra persona vale di più di quella MIA su ME stesso?
E' davvero interessante osservare che quando si smette di mettere il fuoco sull'altro, ma su di se, che è l'unico fulcro sotto il nostro controllo, improvvisamente ci liberiamo.
Puff, la bolla si sgonfia, ci ha dato un messaggio utile su noi stessi e via.
E' possibile che mentre ti poni queste domande, deciderai che non ne vale il tuo tempo, né la tua attenzione, meno ancora la tua azione.
Se non basta, ricorda sempre che puoi usare i tasti: ignora, cancella, blocca e segnala.
Nessuno ti obbliga, se non te stesso, a restare in qualche modo "agganciato" con persone che ti usano per sfogare le loro frustrazioni.
Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza. Oscar Wilde