Sono giornate di incastri di idee ed organizzazioni, tra lezioni in aula, laboratori da preparare, due convegni a cui partecipo come relatrice.
Intanto penso, come un disco che conosco molto bene: chi me lo ha fatto fare?
Non sono pronta.
Cerco distrazioni nel web. Trovo questa
Minuto 4.05
Domani chiamiamo i David gli diciamo che hai mal di pancia e non ci vai.
Ok, il mal di pancia non è un opzione percorribile.
Rido tantissimo, fino alla fine, e so che ridere è una opzione.
Non prendersi troppo sul serio.
Cerco di immaginare le diapositive per la proiezione, e c'è quell'odiosa sensazione che ormai conosco, ovvero l'aspettativa delle persone che mi hanno visto già sul palco, o le cose che faccio e mi sento che l'asticella è sempre più in alto.
La loro aspettativa su di me, ed anche la mia su di me.
Non posso permettermi di perdere tempo, ma la creatività ne ha bisogno, come di aria per un fuoco che senza aria si spegne.
Ha bisogno di spazi, di mani disposte a sporcarsi per niente, di discorsi lasciati a metà per poi concludersi magicamente in qualcosa che può avere un senso compiuto anche per chi mi ascolterà .
So che il momento arriva, ho imparato a conoscere che funziono così, sebbene mi chiedo se succede poi sempre, o ci sarà una volta in cui quella conclusione non arriva.
Dunque mi serve fiducia, e sapere che è già successo tutte le altre volte, e succederà ancora, anche se non so quando. La lampadina si accende e tutti i pezzi vanno a posto.
Il filo che unisce tutto c'è chiaro nella mia mente, e vago richiamata da qualcosa che ha a che fare con la tesi che andrò a dimostrare, trovo un titolo e devo per forza leggerlo, tutto d'un fiato.
Si chiama "Chi ti credi di essere?" di Alice Munro.
Mi piace, scritto bene, sono felice di questa lettura, anche se non dovesse contenere neanche un briciolo di quella connessione che ho immaginato col discorso che farò al convegno.
Invece eccolo, lo trovo.
Una conferma "letteraria" alla mia tesi...quella domanda "chi ti credi di essere", quel non accettare che i talenti possano farci diversi, quel non accogliere il talento e finanche essergli ostili, punirlo.
"Chi ti credi di essere. Non devi metterti in testa di essere meglio degli altri solo perché...
Non era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva; anzi, quella domanda spesso assumeva alle sue orecchie la monotonia di un gong, e Rose non ci badava più"
Parole che restano ad ingombrarci la strada e la mente, a tenerci lontano dalla nostra di strada.
Quel non ergersi sugli altri, non diventare presuntuosi scivola facilmente in non riconoscersi niente, non rincorrere sogni, accontentarsi persino di quello che ci piace meno, perché il fallimento lì non fa male.
Forse gli altri ci perdonano il fallimento più del successo.
Insomma, parlerò di talenti e di saperci dare il permesso di riconoscerceli e di farli vedere anche agli altri.
Per chi vuole esercitarsi sui propri talenti, vedere che effetto fa metterli su carta e a colori, Sabato 7 Maggio c'è anche il laboratorio sui Vulcani, dove io non parlerò da un palcoscenico, ma seguendo un talento che in molti mi riconoscono, quello di usare la mia voce per guidare nell'esplorazione creativa attraverso una meditazione scritta da me, che ovviamente stavolta sarà sul tema del vulcano, dell'energia che da qualche parte deve uscire.
Puoi seguirla, assecondarla, prendere i rischi di farcela.
Oppure sceglierai i rischi di non farcela.
"Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione." Henry Ford
"L'uomo che non può creare vuole distruggere." Erich Fromm
Intanto penso, come un disco che conosco molto bene: chi me lo ha fatto fare?
Non sono pronta.
Cerco distrazioni nel web. Trovo questa
Minuto 4.05
Domani chiamiamo i David gli diciamo che hai mal di pancia e non ci vai.
Ok, il mal di pancia non è un opzione percorribile.
Rido tantissimo, fino alla fine, e so che ridere è una opzione.
Non prendersi troppo sul serio.
Cerco di immaginare le diapositive per la proiezione, e c'è quell'odiosa sensazione che ormai conosco, ovvero l'aspettativa delle persone che mi hanno visto già sul palco, o le cose che faccio e mi sento che l'asticella è sempre più in alto.
La loro aspettativa su di me, ed anche la mia su di me.
Non posso permettermi di perdere tempo, ma la creatività ne ha bisogno, come di aria per un fuoco che senza aria si spegne.
Ha bisogno di spazi, di mani disposte a sporcarsi per niente, di discorsi lasciati a metà per poi concludersi magicamente in qualcosa che può avere un senso compiuto anche per chi mi ascolterà .
So che il momento arriva, ho imparato a conoscere che funziono così, sebbene mi chiedo se succede poi sempre, o ci sarà una volta in cui quella conclusione non arriva.
Dunque mi serve fiducia, e sapere che è già successo tutte le altre volte, e succederà ancora, anche se non so quando. La lampadina si accende e tutti i pezzi vanno a posto.
Il filo che unisce tutto c'è chiaro nella mia mente, e vago richiamata da qualcosa che ha a che fare con la tesi che andrò a dimostrare, trovo un titolo e devo per forza leggerlo, tutto d'un fiato.
Si chiama "Chi ti credi di essere?" di Alice Munro.
Mi piace, scritto bene, sono felice di questa lettura, anche se non dovesse contenere neanche un briciolo di quella connessione che ho immaginato col discorso che farò al convegno.
Invece eccolo, lo trovo.
Una conferma "letteraria" alla mia tesi...quella domanda "chi ti credi di essere", quel non accettare che i talenti possano farci diversi, quel non accogliere il talento e finanche essergli ostili, punirlo.
"Chi ti credi di essere. Non devi metterti in testa di essere meglio degli altri solo perché...
Non era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva; anzi, quella domanda spesso assumeva alle sue orecchie la monotonia di un gong, e Rose non ci badava più"
Parole che restano ad ingombrarci la strada e la mente, a tenerci lontano dalla nostra di strada.
Quel non ergersi sugli altri, non diventare presuntuosi scivola facilmente in non riconoscersi niente, non rincorrere sogni, accontentarsi persino di quello che ci piace meno, perché il fallimento lì non fa male.
Forse gli altri ci perdonano il fallimento più del successo.
Insomma, parlerò di talenti e di saperci dare il permesso di riconoscerceli e di farli vedere anche agli altri.
Per chi vuole esercitarsi sui propri talenti, vedere che effetto fa metterli su carta e a colori, Sabato 7 Maggio c'è anche il laboratorio sui Vulcani, dove io non parlerò da un palcoscenico, ma seguendo un talento che in molti mi riconoscono, quello di usare la mia voce per guidare nell'esplorazione creativa attraverso una meditazione scritta da me, che ovviamente stavolta sarà sul tema del vulcano, dell'energia che da qualche parte deve uscire.
Puoi seguirla, assecondarla, prendere i rischi di farcela.
Oppure sceglierai i rischi di non farcela.
"Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione." Henry Ford
"L'uomo che non può creare vuole distruggere." Erich Fromm