La necessità di conoscere i punti di debolezza

A giorni  il laboratorio esperienziale di Personal Branding sulla swot analysis.
Ovvero punti di forza, debolezza, opportunità e minacce.


E' un punto essenziale riconoscere quello che dentro di noi ci macera i pensieri, e scoprire cose che magari non abbiamo mai visto.

Se scopro, ad esempio, che il mio usare spesso parolacce tiene lontani ed offende alcuni clienti, posso stare più attenta.
Se, a fronte di risultati ineccepibili nel lavoro, sorrido poco (fu un feedback mai dimenticato da parte della mia CEO americana) e per questo vengo preferita ad altri meno efficaci che sorridono di più, che ci vuole? Sorriderò di più.

Premesso che non è comunque possibile piacere a tutti, ci sono persone che comunque davanti ad un sorriso rispondono a brutto muso: 
che ca@@o ti ridi, magari puoi scoprire che per te sorridere di più è una liberazione, e rispecchia di più il tuo vero te.

Hai scelto nel tempo, per schemi familiari o sociali, di adottare un atteggiamento da piccolo professore (Eric Berne) e anche a te sta invero stretto.

E' un dolore ed un martirio sapere che c'è qualcosa che non funziona e non sapere cos'è.
L'errore semmai è credere che siamo noi che non andiamo bene, e non i nostri comportamenti, che sono modificabili.

Certo, molti di noi sono cresciuti con messaggi del tipo:
se fai così non mi piaci, non vai bene, non ti voglio più bene.

Ma è il messaggio che non andava dato così.
E' essenziale per genitori, insegnanti, capi saper comunicare su quali COMPORTAMENTI possono essere cambiati, per un vivere comune meno stressante, incluso quello di colui/colei che li mette in atto.

E' un compito ingrato, ricordo ad esempio un capo, bravo, ma aveva l'abitudine terribile di sfregarsi nei pantaloni, come affetto da una incontenibile prurito.
Il gruppo che lavorava con lui, me inclusa era chi infastidito, chi offeso, chi distoglieva gli occhi.
Ad un certo punto si decise che la responsabile del personale doveva dirglielo.
Immagino sarà stato imbarazzante e dall'altro, ma non è meglio sapere?
Voi non vorreste sapere se, ad es. state parlando con del prezzemolo tra i denti?



Se state per tenere una lezione con i pantaloni lasciati aperti?
Ecco, guardate ai punti di debolezza così.

Qualcosa che può essere di imbarazzo e di intralcio, ma che può essere veramente semplice da mettere a posto e farci sentire a posto.


Invece no, siamo tanti bambini offesi, che si credono perfetti, e sono pronti a mettere il muso se qualcuno mette in dubbio l'assunto.

Altro esempio:
a me non serve che il mio insegnante di disegno dica "mi piace o non mi piace quello che hai fatto".
Infatti ho cambiato insegnante.

A me serve un insegnante che mi renda consapevole del processo, di cosa potevo fare di diverso, di cosa e dove ho sbagliato, così posso far meglio e raggiungere l'obiettivo che io desidero, ovvero poter disegnare.
Ho bisogno di chi mi insegni a guardare, per poi decidere come proseguire, con il mio stile personale.

Se tutti mi dicono che sono brava e tutto è bellissimo e magnifico e sono contenti, e poi le persone non mi scelgono (per qualunque posizione lavorativa o relazionale) resto immobile, impotente.
Senza elementi che mi facciano capire se c'è qualcosa che potrei fare per essere scelta.

L'autostima non si regge sul sentirci perfetti e non metterci in discussione, se poi la realtà non conferma ciò che crediamo di essere, dare, veicolare, offrire.
Il primo passo è l'accettazione, comprendere che siamo anche così, o meglio, che abbiamo alcuni comportamenti che sono errati in alcune circostanze.
Come abiti.
Non è l'abito sbagliato in sé, ma indossare un costume da bagno in montagna è fuori luogo.
Le infradito di plastica vanno bene per colloquio in spiaggia, e i tacchi alti tra i sampietrini sarebbero molto scomodi anche per chi li  indossa.

Un esperienziale è una opportunità, dove i partecipanti  possono partire spaventati di scoprire chissà cosa non va, ed invece scoprire che c'è tanto in più che va.

Questo è il nostro compito. 
Farci illuminare la strada dal tanto che siamo, per vedere gli ostacoli che si frappongono a ciò che vorremmo raggiungere.




Utile per approfondire: la critica costruttiva come darla e riceverla
Il counseling: cosa c'è in te che va



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EneRgiA CReatiVA: La necessità di conoscere i punti di debolezza
La necessità di conoscere i punti di debolezza
E' un dolore ed un martirio sapere che c'è qualcosa che non funziona e non sapere cos'è. L'errore semmai è credere che siamo noi che non andiamo bene, e non i nostri comportamenti, che sono modificabili.E' essenziale per genitori, insegnanti, capi saper comunicare su quali COMPORTAMENTI possono essere cambiati, per un vivere comune meno stressante, incluso quello di colui/colei che li mette in atto.
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