Fermarsi nella propria vita e cambiare tutto.
Capire che quello che stiamo facendo non ci somiglia più.
A me è successo, dopo anni passati a rincorrere il dovere, la perfezione, quello che credevo dovessi essere per gli altri, a un certo punto crack.
Qualcosa si rompe.
Nel mio caso in un letto di ospedale, per un errore, anzi ripetuti errori, quello stava per essere l'ultimo mio letto.
Da allora nulla è più stato uguale.
Cosa ho fatto della mia vita?
Cosa oltre lavorare, tornare così tardi da non avere mai il tempo di aprire un frigo pieno, e un amico con cui bere un bicchiere di vino.
Domande simili sono rimaste nella mia testa a girare valzer e lenti, fino a che ho focalizzato cosa andava cambiato, per me, e l'ho fatto.
Da allora ho avuto voglia tante volte di dire alle persone: attenzione agli sprechi.
Focalizzate cosa desiderate davvero.
Ma non si può a partire da una esperienza così personale e drastica per convincere nessuno, è stata una visione, un affacciarsi su una possibilità fortunatamente subito rientrata.
Un abisso squarciato e poi richiuso.
Una consapevolezza per sempre differente perché lei è là.
Però l'altro giorno vedo questa immagine che ironizza sui rimpianti delle persone sul letto di morte
"cose che le persone dicono sul loro letto di morte, numero 47: Se...se soltanto avessi avuto più followers su twitter".
Ci sono persone abilissime, non saprei definirle altrimenti.
Postano su twitter, a raffica, su facebook, partecipano a forum e social, onnipresenti, onniscienti ma con quale tempo?
Dove resta quello della vita, di introiezione, di riflessione semplicemente dentro di se, senza esternazioni, rigurgiti, esecrazioni, vomiti.
Dov'è il tempo di relazioni nella pelle?
Dove è il tempo di lavoro semplicemente? Sono gli Dei Calì del web.
Followers, fan, lettori, misuriamo davvero il nostro e l'altrui successo da questi numeri?
Il personal branding non è -solo- avere un sito web o un blog.
Questo è solo uno dei tanti modi possibili di comunicare, condividere.
Come sempre dipende dai nostri obiettivi, da cosa desideriamo davvero.
Anche io mi accorgo di dover di nuovo fare chiarezza, sui traguardi davvero importanti, se no mi perdo a rincorrere altri inutili abbagli, perdendo di vista i miei, per pigrizia e paura e mille altri motivi affollati, ripiego.
Jack Folla, non lo presento perché potrei diminuirlo con qualunque parola cercassi inutilmente.
Lo avete letto qui e sulla sua pagina facebook:
Emergere, farsi notare, non importa più come lo facciamo e per chi, e per cosa, ma farlo.
Ad occuparsi di crescita personale e di personal branding si inciampa in mille contraddizioni, del mondo e proprie.
Esiste solo l'oggi ma senza una visione, una direzione, sei una vela al vento che non sai direzionare.
Scegliere cosa è davvero importante per te, e diventarlo.
La vendita più importante è te stesso a te stesso, e,
il personal branding non è quello che tu dici di te ma quello che gli altri dicono di te.
Allora l'ansia e la paura fini a se stessi, a rincorrere il vento, oppure mettersi alla propria finestra (di Johari), e farne qualcosa di utile di cosa non vedo io, cosa vedono gli altri.
“Quasi la metà di tutte le nostre angosce e le nostre ansie derivano dalla nostra preoccupazione per l'opinione altrui.” Arthur Schopenhauer
“Non è la luce che manca, a nostro parere. È il nostro parere che manca di luce.” Gustave Thibon
Essere, apparire, farsi conoscere senza conoscersi, cercare l'approvazione della gente come se fosse più importante di quello che pensi di te, senza domandarselo,
Ma...verrà il giorno
In questa rincorsa ai numeri come conferma, di essere o non essere, ti propongo di fermarti.
Scarica questo foglio e prendi il tempo per fare ordine tra i tuoi valori, tra ciò che vuoi, forse è colpire l'altro, forse è restare a guardare.
Non c'è una ricetta se non quella che porta alla tua felicità.
Perché il personal branding è un percorso di consapevolezza e di verità.
Per acquistare consapevolezza della propria forza, senza ricorrere all'inganno, per superare timidezza e ritrosia nel saper parlare di se onestamente senza presunzione, per saper scrivere di se, illuminare il proprio percorso e scegliere di ascoltarci per primi prima di farci ascoltare.
Scoprire cosa c'è di bello e lasciarlo emergere.
Mollare le paure, riconoscere e scegliere ciò che davvero desideriamo.
Perseguirlo.
Anche una non scelta è una scelta.
Capire che quello che stiamo facendo non ci somiglia più.
A me è successo, dopo anni passati a rincorrere il dovere, la perfezione, quello che credevo dovessi essere per gli altri, a un certo punto crack.
Qualcosa si rompe.
Nel mio caso in un letto di ospedale, per un errore, anzi ripetuti errori, quello stava per essere l'ultimo mio letto.
Da allora nulla è più stato uguale.
Cosa ho fatto della mia vita?
Cosa oltre lavorare, tornare così tardi da non avere mai il tempo di aprire un frigo pieno, e un amico con cui bere un bicchiere di vino.
Domande simili sono rimaste nella mia testa a girare valzer e lenti, fino a che ho focalizzato cosa andava cambiato, per me, e l'ho fatto.
Da allora ho avuto voglia tante volte di dire alle persone: attenzione agli sprechi.
Focalizzate cosa desiderate davvero.
Ma non si può a partire da una esperienza così personale e drastica per convincere nessuno, è stata una visione, un affacciarsi su una possibilità fortunatamente subito rientrata.
Un abisso squarciato e poi richiuso.
Una consapevolezza per sempre differente perché lei è là.
Però l'altro giorno vedo questa immagine che ironizza sui rimpianti delle persone sul letto di morte
"cose che le persone dicono sul loro letto di morte, numero 47: Se...se soltanto avessi avuto più followers su twitter".
Ci sono persone abilissime, non saprei definirle altrimenti.
Postano su twitter, a raffica, su facebook, partecipano a forum e social, onnipresenti, onniscienti ma con quale tempo?
Dove resta quello della vita, di introiezione, di riflessione semplicemente dentro di se, senza esternazioni, rigurgiti, esecrazioni, vomiti.
Dov'è il tempo di relazioni nella pelle?
Dove è il tempo di lavoro semplicemente? Sono gli Dei Calì del web.
Followers, fan, lettori, misuriamo davvero il nostro e l'altrui successo da questi numeri?
Il personal branding non è -solo- avere un sito web o un blog.
Questo è solo uno dei tanti modi possibili di comunicare, condividere.
Come sempre dipende dai nostri obiettivi, da cosa desideriamo davvero.
Anche io mi accorgo di dover di nuovo fare chiarezza, sui traguardi davvero importanti, se no mi perdo a rincorrere altri inutili abbagli, perdendo di vista i miei, per pigrizia e paura e mille altri motivi affollati, ripiego.
Jack Folla, non lo presento perché potrei diminuirlo con qualunque parola cercassi inutilmente.
Lo avete letto qui e sulla sua pagina facebook:
In trent’anni la nostra mentalità si è modificata, abbiamo introiettato le leggi del marketing e dimenticato i veri sapori e i saperi della vita. Riusciamo solo a essere sbalorditivi. Se non possiamo più avere un posto fisso ci sgomitiamo per avere almeno un posto fesso. Chi non twitta è perduto. Ma un milione di mi piace non valgono una nuda parola d’amore.
Emergere, farsi notare, non importa più come lo facciamo e per chi, e per cosa, ma farlo.
Ad occuparsi di crescita personale e di personal branding si inciampa in mille contraddizioni, del mondo e proprie.
Esiste solo l'oggi ma senza una visione, una direzione, sei una vela al vento che non sai direzionare.
Scegliere cosa è davvero importante per te, e diventarlo.
La vendita più importante è te stesso a te stesso, e,
Allora l'ansia e la paura fini a se stessi, a rincorrere il vento, oppure mettersi alla propria finestra (di Johari), e farne qualcosa di utile di cosa non vedo io, cosa vedono gli altri.
“Quasi la metà di tutte le nostre angosce e le nostre ansie derivano dalla nostra preoccupazione per l'opinione altrui.” Arthur Schopenhauer
“Non è la luce che manca, a nostro parere. È il nostro parere che manca di luce.” Gustave Thibon
Essere, apparire, farsi conoscere senza conoscersi, cercare l'approvazione della gente come se fosse più importante di quello che pensi di te, senza domandarselo,
Ma...verrà il giorno
In questa rincorsa ai numeri come conferma, di essere o non essere, ti propongo di fermarti.
Scarica questo foglio e prendi il tempo per fare ordine tra i tuoi valori, tra ciò che vuoi, forse è colpire l'altro, forse è restare a guardare.
Non c'è una ricetta se non quella che porta alla tua felicità.
Perché il personal branding è un percorso di consapevolezza e di verità.
È tanto facile ingannare sé stessi senza accorgersene quanto è difficile ingannare gli altri senza che se ne accorgano. François de La Rochefoucauld, Massime, 1678Partecipa ad una giornata esperienziale di Personal Branding.
Per acquistare consapevolezza della propria forza, senza ricorrere all'inganno, per superare timidezza e ritrosia nel saper parlare di se onestamente senza presunzione, per saper scrivere di se, illuminare il proprio percorso e scegliere di ascoltarci per primi prima di farci ascoltare.
Scoprire cosa c'è di bello e lasciarlo emergere.
Mollare le paure, riconoscere e scegliere ciò che davvero desideriamo.
Perseguirlo.
Anche una non scelta è una scelta.