Azienda, gruppo, persona.
Passo da un contesto ad un altro e noto quanto parti di noi ci siano totalmente sconosciute.
le ignoriamo, volutamente, forse perché abbiamo paura siano deboli, imperfette, poco performanti.
Ma quelle parti escono fuori anche se non lo vogliamo.
Tempo fa - dopo un primo incontro per raccogliere un brief in azienda - torno per presentare il progetto e un altro professionista si è aggiunto nel tentativo di proporre anche il suo servizio.
Un uomo di esperienza, a quanto ha detto, di circa cinquant'anni.
Il suo corpo tradiva nervosismo e lo trasmetteva.
Per tutta la mia presentazione, ovvero ciò che l'azienda aveva richiesto, non ha mai smesso un secondo di muovere freneticamente le gambe sotto al tavolo e di fare clic clac con la sua penna.
Ha iniziato col presentarsi raccontando prima quello che secondo lui non era interessante.
E lo ha detto pure.
Cioè nel momento di massima attenzione del cliente, ha posto -lui- l'attenzione su ciò che in quel contesto non interessava.
Come se ad un colloquio vi chiedessero che università avete frequentato e voi rispondeste con l'asilo.
E' stato imbarazzante per tutti noi che lo ascoltavamo e per lui che continuava a incartarsi scegliendo parole sbagliate e battute infelici.
Dunque mi chiedo:
perché chiudere gli occhi davanti alle nostre aree di miglioramento e non prendercene cura "prima" che ci servano?
perché attendere di essere in battaglia per attendere, certi, la disfatta?
Recupera autostima, sicurezza, efficacia con un percorso individuale o di gruppo di personal branding.
Allenamento.
Consideriamolo allenamento e smettiamo di pretendere da noi stessi di vincere le gare senza preparazione.
leggi anche:
Punti di forza e di debolezza
La finestra di Johari
Passo da un contesto ad un altro e noto quanto parti di noi ci siano totalmente sconosciute.
le ignoriamo, volutamente, forse perché abbiamo paura siano deboli, imperfette, poco performanti.
Ma quelle parti escono fuori anche se non lo vogliamo.
Tempo fa - dopo un primo incontro per raccogliere un brief in azienda - torno per presentare il progetto e un altro professionista si è aggiunto nel tentativo di proporre anche il suo servizio.
Un uomo di esperienza, a quanto ha detto, di circa cinquant'anni.
Il suo corpo tradiva nervosismo e lo trasmetteva.
Per tutta la mia presentazione, ovvero ciò che l'azienda aveva richiesto, non ha mai smesso un secondo di muovere freneticamente le gambe sotto al tavolo e di fare clic clac con la sua penna.
Ha iniziato col presentarsi raccontando prima quello che secondo lui non era interessante.
E lo ha detto pure.
Cioè nel momento di massima attenzione del cliente, ha posto -lui- l'attenzione su ciò che in quel contesto non interessava.
Come se ad un colloquio vi chiedessero che università avete frequentato e voi rispondeste con l'asilo.
E' stato imbarazzante per tutti noi che lo ascoltavamo e per lui che continuava a incartarsi scegliendo parole sbagliate e battute infelici.
Dunque mi chiedo:
perché chiudere gli occhi davanti alle nostre aree di miglioramento e non prendercene cura "prima" che ci servano?
perché attendere di essere in battaglia per attendere, certi, la disfatta?
Recupera autostima, sicurezza, efficacia con un percorso individuale o di gruppo di personal branding.
Allenamento.
Consideriamolo allenamento e smettiamo di pretendere da noi stessi di vincere le gare senza preparazione.
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