L’arte è la risposta che apre (semicit), che chiama di notte e risuona le corde, ti lascia sveglia e riascoltare quell’intonazione di voce, il tocco del violoncello, il grido del violino che hanno richiamato quel grido sommesso e nascosto nel tuo petto.
L’arte è quella mamma affettuosa che ti culla in attesa che tu ti sia rasserenato, quella mamma che attende e lascia che tu ti sporchi senza urlare che ti stai sporcando.
L’arte è quell’esigenza di mani che corrono a dipingere o a scrivere una storia per darle lo spazio fuori di te così smette di parlare dentro.
L’arte è quel ponte che ti connette con persone sconosciute con cui canti le stesse canzoni.
Con persone che neanche incontrerai che sono rimaste incantante davanti allo stesso quadro, che magari è il tuo. Che hanno colto e interpretato allo stesso modo i colori e le forme che ci hai messo tu, o ci hanno visto il loro, o il loro era in fondo era lo stesso tuo.
L’arte è quel libro che apri, scritto da chi è morto da anni, anche centinaia, eppure descrive il tuo inferno, le tue paure, con i suoni ed i colori dentro e tu li senti e ti rispondi: allora è proprio così.
Il racconto di altri che ci sono passati prima di te, o il tuo racconto per dare un senso alla tua vita, al tuo passaggio, al tuo incedere, al tuo inciampare al tuo cadere, per poi rialzarti e riniziare a sperare.
Grazie a Matteo Belli, Paolo Vivaldi al pianoforte, Teresa Ceccato violino, Claudia Della Gatta al violoncello - nel VI canto dell’Eneide.
Quando vi capita, andateci.
L’arte è quella mamma affettuosa che ti culla in attesa che tu ti sia rasserenato, quella mamma che attende e lascia che tu ti sporchi senza urlare che ti stai sporcando.
L’arte è quell’esigenza di mani che corrono a dipingere o a scrivere una storia per darle lo spazio fuori di te così smette di parlare dentro.
L’arte è quel ponte che ti connette con persone sconosciute con cui canti le stesse canzoni.
Con persone che neanche incontrerai che sono rimaste incantante davanti allo stesso quadro, che magari è il tuo. Che hanno colto e interpretato allo stesso modo i colori e le forme che ci hai messo tu, o ci hanno visto il loro, o il loro era in fondo era lo stesso tuo.
L’arte è quel libro che apri, scritto da chi è morto da anni, anche centinaia, eppure descrive il tuo inferno, le tue paure, con i suoni ed i colori dentro e tu li senti e ti rispondi: allora è proprio così.
Il racconto di altri che ci sono passati prima di te, o il tuo racconto per dare un senso alla tua vita, al tuo passaggio, al tuo incedere, al tuo inciampare al tuo cadere, per poi rialzarti e riniziare a sperare.
Grazie a Matteo Belli, Paolo Vivaldi al pianoforte, Teresa Ceccato violino, Claudia Della Gatta al violoncello - nel VI canto dell’Eneide.
Quando vi capita, andateci.