Ricordo con infinita dolcezza un allievo, biondino, minuto, avrà avuto 22 anni.
Era la prima volta che insegnavo ad una classe di giovani musicisti.
Appartengono i musicisti ad un mondo particolare e ricco, maledetto e sensibile, incantevole ed incantato.
Tra i musicisti devi esercitarti tutti i giorni, anche se non lavori.
Non puoi fingere competenze che non hai.
La musica esce giusta tra le dita oppure si capisce che non lo sai fare.
Quanto guadagneremmo se fosse così per tutti. Scarteremmo fidanzati, medici, professionisti che dicono di saper fare, promettono e poi non sono in grado di mantenere. Hanno inventato competenze che non hanno.
Il giovane allievo musicista stava cercando la sua risposta a: lascio o continuo?
Paola dimmi, come faccio a capire quando mollare?
Mi viene spesso in mente quel ragazzo di cui, stranamente, non ricordo il nome.
Mi chiedo anche io se mi sto sforzando inutilmente, e se non sarebbe meglio smettere di remare, se la direzione è giusta, se sto usando i remi come dovrei.
Mi è successa una cosa strana qualche giorno fa.
Sulla pagina Facebook di Energia ho pubblicato, un po' dubbiosa, una foto, su cui non ero troppo sicura, perché poteva essere fraintesa e in parte non era proprio giusta per la pagina.
Comunque la pubblico, qualche istante dopo mi pento e penso di toglierla, ma non lo faccio, mi sembra scortese per i primi che hanno cliccato mi piace.
Ecco, questa foto pubblicata senza troppa convinzione è stata condivisa 8250 volte e 620 Mi piace.
Ancora la risposta non so darla a quella domanda, neanche per me stessa.
Forse quello che vogliamo é ad un passo da noi, forse l'insegnamento sta proprio nel perseverare.
Forse nel credere in noi stessi.
Forse nel saperci vedere realmente per quelli che siamo.
Forse nel buttarci e basta.
Forse nel buttarci e basta.
Forse nel non stare troppo a pensare e fare le cose con più leggerezza.
Forse.
Forse.