Paperinik
e tu dove vorresti essere quando il gioco si fa duro?
Ci sono persone che amano a tal punto il conflitto da cercare la lite di continuo.
Immagino sia per loro l'unica possibilità di sentire e creare vicinanza.
Altri che si nascondono, nicchiano, mollano, si defilano.
Si annoiano.
Provocano e poi disconoscono il loro ruolo nell'averlo generato.
C'è chi si mette a mediare. Chi cerca l'occasione di crescita.
Chi fa i dispetti e mette lo sgambetto.
Non solo al lavoro. Anche nelle amicizie, anche nelle famiglie.
E' utile comprendere qual é la nostra reazione più consueta, per capire se vogliamo tenerla o sarebbe meglio lavorarci su, per il benessere nostro e di chi ci sta intorno.
Perché ad es, mettiamo una giovane mamma in separazione col marito.
Se riuscisse a vedere che fa i dispettucci, come una bambina di cinque anni o poco meno, magari si renderebbe conto che non è una vittima, e che quello che fa travolge non solo suo marito, ma paga anche il figlio.
C'è chi gioca per giocare e chi gioca per fare male.
Interventi a gamba tesa e poi "uhhh scusa non l'ho fatto appposta"...ammesso che scusa sappiano mai come si pronuncia.
Perché sarebbe già troppo, riconoscere la propria parte, responsabilità nell'essere saliti sopra il piede di un altro, aver invaso il suo campo, avergli spaccato un femore con un calcio.
Volersi vedere sempre "buoni" che sono solo gli altri che agiscono contro di noi poveri angioletti é assolutamente un punto di vista parzialissimo e pericoloso.
Ricordo una partecipante ad un corso che si disegnò senza denti - stile cartone animato- perché, disse, i denti sono aggressivi.
Agiva con aggressività distruttiva ma non riusciva a vederla, e sebbene di una discreta corporatura ed età, era vestita in rosa confetto...come un cartone animato di disney.
Anche il conflitto si rivela un occasione per conoscere meglio noi stessi.
Riprendiamoci le nostre parti che gli altri vedono, servono per renderci più veri, per fornirci più strumenti, punti di vista, persone animate invece di cartoni.