Il Team è un gruppo di persone che collaborano per il raggiungimento di obiettivi comuni e che forniscono ciascuno un contributo alla realizzazione della performance del gruppo.
Per team building si intendono specifiche metodologie nate e sviluppate per lavorare sui gruppi (in particolare di lavoro).
Il processo per la costruzione di un gruppo infatti non è né spontaneo né automatico.
Ognuno di noi è nato in un gruppo e poi crescendo siamo entrati a far parte, o abbiamo tentato di farne parte, in molti altri. Scuola, sport, hobbies, amici e poi lavoro. Dovremmo sapere come funziona.
Come muoverci in modo efficace.
Invece incontriamo difficoltà che possono essere più facilmente attraversate e superate proprio conoscendo come si evolve un gruppo e cosa possiamo fare noi per farlo funzionare.
Uno dei modelli che uso in aula è di Bruce Tuckman del 65, che si compone di 4 fasi + 1:
forming, storming, norming, performing + adjourning (quando il gruppo si scioglie).
Forming: all'entrata di un gruppo - fase che si ripropone ogni volta che entra o esce qualcuno dal gruppo.
E' una fase di orientamento, in cui ci chiediamo: cosa ci faccio io qui? qualè il mio ruolo ? cosa ci si aspetta da me?
Iniziamo a cercare chi possa guidarci, farci capire.
A volte- secondo le situazioni ed il carattere- prendiamo noi stessi le redini per la guida.
Storming:è la fase di Conflitto. Si sviluppa un clima di ostilità verso gli altri membri del gruppo e/o verso il leader, per l'incertezza dovuta a mancanza di direttive e di sostegno psicologico, per la mancanza di strutturazione e per la resistenza alla struttura.
Norming è uscire dalla tempesta, dall'incertezza. E' iniziare a sentire la forza del gruppo, intuire che da qualche parte si può andare insieme. Al clima di impotenza e ostilità, alla competizione si sostituisce la cooperazione.
Come? Attraverso la comunicazione e le REGOLE!
Nella quarta fase- performing- membri del gruppo accettano il loro ruolo e lavorano per raggiungere i fini stabiliti.
Senza attraversare e superare le prime 3 fasi, è difficile realizzare la performance.
Il punto è che senza regole non raggiungiamo l’obiettivo.
Qualche esempio:
Com'è per te lavorare con chi fuma nella stessa stanza?
O con chi arriva alle riunioni puntualmente in ritardo e costringe tutto il gruppo a ritardare a causa sua?
Una riunione con ogni partecipante risponde al cellulare interrompe e rallenta tutti.
Insomma le regole ti piacciono o preferiresti non averne?
Un counselor o una persona nel gruppo con counselling skills può sostenere il gruppo nel passaggio tra le fasi.
Può aiutare ognuno a riconoscere il proprio ruolo e a occupare quello più funzionale a se e al gruppo.
Può facilitare la comunicazione, prevenire i conflitti o offrire strumenti di negoziazione per uscirne. Molti interventi di counseling sono utili proprio in tutte quelle situazioni in cui a qualche livello il gruppo è cambiato. Qualcuno è uscito, altri entrati.
Oppure nessuno entra a prendere il posto di chi è uscito.
Aiutare a trovare le proprie risposte. Cosa ci faccio io ora qui.
Penso ad esempio a una madre i cui figli sono usciti di casa, ad esempio per studiare fuori. Dunque l'evento -sebbene atteso- si è verificato prima del previsto. Il figlio prematuramente uscito dal gruppo/famiglia o quello che non riesce ad uscirne.
Il counseling è anche utile per aiutarci nel proporre le nostre regole, e nel saperle far rispettare. C'è chi si sente "cattivo" nel dare dei confini. E lascia troppo spazio, uno spazio infinito che non contiene, non accarezza, non da sicurezza. E' il vuoto.
Genitori che delegano alla scuola insegnare le regole ai propri figli, ma poi si accorgono che avrebbero dovuto pensarci prima. E' tardi. Il vuoto di regole è anche vuoto di comunicazione.
Per team building si intendono specifiche metodologie nate e sviluppate per lavorare sui gruppi (in particolare di lavoro).
Il processo per la costruzione di un gruppo infatti non è né spontaneo né automatico.
Ognuno di noi è nato in un gruppo e poi crescendo siamo entrati a far parte, o abbiamo tentato di farne parte, in molti altri. Scuola, sport, hobbies, amici e poi lavoro. Dovremmo sapere come funziona.
Come muoverci in modo efficace.
Invece incontriamo difficoltà che possono essere più facilmente attraversate e superate proprio conoscendo come si evolve un gruppo e cosa possiamo fare noi per farlo funzionare.
Uno dei modelli che uso in aula è di Bruce Tuckman del 65, che si compone di 4 fasi + 1:
forming, storming, norming, performing + adjourning (quando il gruppo si scioglie).
Forming: all'entrata di un gruppo - fase che si ripropone ogni volta che entra o esce qualcuno dal gruppo.
E' una fase di orientamento, in cui ci chiediamo: cosa ci faccio io qui? qualè il mio ruolo ? cosa ci si aspetta da me?
Iniziamo a cercare chi possa guidarci, farci capire.
A volte- secondo le situazioni ed il carattere- prendiamo noi stessi le redini per la guida.
Storming:è la fase di Conflitto. Si sviluppa un clima di ostilità verso gli altri membri del gruppo e/o verso il leader, per l'incertezza dovuta a mancanza di direttive e di sostegno psicologico, per la mancanza di strutturazione e per la resistenza alla struttura.
Norming è uscire dalla tempesta, dall'incertezza. E' iniziare a sentire la forza del gruppo, intuire che da qualche parte si può andare insieme. Al clima di impotenza e ostilità, alla competizione si sostituisce la cooperazione.
Come? Attraverso la comunicazione e le REGOLE!
Nella quarta fase- performing- membri del gruppo accettano il loro ruolo e lavorano per raggiungere i fini stabiliti.
Senza attraversare e superare le prime 3 fasi, è difficile realizzare la performance.
A priori non possiamo sapere quanto ogni fase duri.
Il punto è che senza regole non raggiungiamo l’obiettivo.
Le norme sono necessarie perché il gruppo raggiunga i suoi obiettivi.
- le norme hanno(anche) carattere MOTIVAZIONALE ed EMOTIVO
- Consentono di definire le relazioni in group/ intergroups e l’ambiente circostante
- Norme prescrittive Comportamenti da osservare
- Norme proscrittive Comportamenti da evitare
Qualche esempio:
Com'è per te lavorare con chi fuma nella stessa stanza?
O con chi arriva alle riunioni puntualmente in ritardo e costringe tutto il gruppo a ritardare a causa sua?
Una riunione con ogni partecipante risponde al cellulare interrompe e rallenta tutti.
Insomma le regole ti piacciono o preferiresti non averne?
Un counselor o una persona nel gruppo con counselling skills può sostenere il gruppo nel passaggio tra le fasi.
Può aiutare ognuno a riconoscere il proprio ruolo e a occupare quello più funzionale a se e al gruppo.
Può facilitare la comunicazione, prevenire i conflitti o offrire strumenti di negoziazione per uscirne. Molti interventi di counseling sono utili proprio in tutte quelle situazioni in cui a qualche livello il gruppo è cambiato. Qualcuno è uscito, altri entrati.
Oppure nessuno entra a prendere il posto di chi è uscito.
Aiutare a trovare le proprie risposte. Cosa ci faccio io ora qui.
Penso ad esempio a una madre i cui figli sono usciti di casa, ad esempio per studiare fuori. Dunque l'evento -sebbene atteso- si è verificato prima del previsto. Il figlio prematuramente uscito dal gruppo/famiglia o quello che non riesce ad uscirne.
Il counseling è anche utile per aiutarci nel proporre le nostre regole, e nel saperle far rispettare. C'è chi si sente "cattivo" nel dare dei confini. E lascia troppo spazio, uno spazio infinito che non contiene, non accarezza, non da sicurezza. E' il vuoto.
Genitori che delegano alla scuola insegnare le regole ai propri figli, ma poi si accorgono che avrebbero dovuto pensarci prima. E' tardi. Il vuoto di regole è anche vuoto di comunicazione.
E' vuoto di intimità e di armonia. Di convivenza. Dove non ci sono regole la regola è: non ci sono regole. Immaginate il disorientamento, la sensazione di non far parte di un nucleo. Di nulla.
Il bisogno di appartenenza resta fluttuante, inappagato da ogni parte.