
Anche quando ricopriamo ruoli importanti dentro di noi a volte restiamo insoddisfatti, con un sapore amaro di melanconia e rimpianto.
Oppure possiamo credere di essere bravi, estremamente produttivi ed efficienti ma non siamo efficaci nel comunicarlo agli altri.
Siamo certi di dare il massimo, ci sacrifichiamo, lavoriamo duramente e senza orari tralasciando di mangiare, riposare, divertirci.
Il dovere ci chiama e noi rispondiamo ubbidienti, senza rivendicare alcun diritto.
Spettatori di colleghi che scherzano nei corridoi e vanno in pausa caffé, che lasciano l’ufficio quando c’è ancora luce mentre noi usciamo sempre troppo tardi per trovare un alimentari aperto.
Eppure siamo convinti che il nostro comportamento sia l’unico possibile: il senso del dovere ci lega alla scrivania durante il giorno e ci tiene svegli durante la notte per portare avanti il lavoro del giorno dopo.
All’improvviso casualmente scopriamo che il collega rilassato nei corridoi tra un caffé e un altro, che va anche in palestra dopo il lavoro, è più apprezzato di noi.
Noi che troviamo soluzioni, raggiungiamo i fatturati, produciamo e lavoriamo anche il weekend.
Triste e dolorosa scoperta: il nostro modo non è l’unico possibile e non è neanche vincente.
Il successo fuori o dentro di noi non dipende da azioni ma da relazioni, con noi stessi e con gli altri.
Il come agiamo mette in luce ed esalta o, all’opposto, distrugge il cosa facciamo.
Ti sei chiesto come puoi cambiare ?
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Cambiare si può, ed anche in modo piacevole e gioioso.