Mi sono sorpresa a rendermi conto che il cambiamento che sto vivendo oggi, l’avevo già iniziato anni fa.
Cosa è successo da allora?
Lo spiega il modello di Prochaska, o "la ruota del cambiamento", un percorso circolare attraversato più volte, dove ogni passaggio ha un senso.
Ecco, guardando indietro, ho visto cosa è successo, dove mi sono fermata.
C'è una fase in cui il cambiamento è solo un'ombra. Si chiama pre-contemplazione.
È un'inquietudine senza nome, un seme sotto terra.
Un idea che inizia a colorarsi di desiderio.
Poi arriva la fase inizi a "raccontartela" "Vorrei cambiare questa cosa", dici. Ma è ancora contemplazione.
Solo dopo arriva la preparazione, poi l'agire, poi il mantenere i nuovi comportamenti.
C'è qualcosa però che può accadere invece.
Ed è la ricaduta. Quella in cui tutto sembra crollare, in cui torni a vecchi schemi e ti senti incapace, debole.
Ma la ricaduta, nella ruota di Prochaska, non è la fine del viaggio.
È una tappa del percorso. Non dice "non ce la farai mai".
Non ce l'hai ANCORA fatta.
La mappa mi ha permesso di essere più accogliente con le mie, tante, cadute.
Il cambiamento è difficile, è doloroso, è necessario.
In tutto questo dolore e stordimento e perdita di orientamento, posso solo non aggiungere peso.
Quello della critica.
E allora, quando la ruota gira e ti ritrovi in quella fase che fa male—la ricaduta, la stagnazione, la paura— puoi permetterti di pensare, per oggi, che è solo una fase.
Non per negarla.
Ma per darti il respiro necessario per guardarla, senza esserne travolta.
Per ricordarti che anche questo, come tutto nella ruota, si muove.
E che tu, nel frattempo, anche solo resistendo, sei comunque nel processo.
Vorrei davvero poter dire che non ho perso tempo, non ho perso altro nel processo.
Ma non è così.
A volte si cambia anche senza sapere cosa ci sarà.
A volte si cambia perché non c'è alternativa.



