Quando mi dicono ‘lascia stare’, la mia mente interpreta come: lascia perdere.
Fregatene.
Non è semplice lasciar andare, quando dentro di noi la perdita è una profonda paura da cui rifuggire.
Fregarsene sembra impossibile, se parli di:
chi ami,
di te,
o anche di sconosciuti che vedi ferirsi, e ferire.
Ma intervenire sempre?
Non si può cercare di far capire se l'altro non vuole.
Significa credere di sapere cos’è giusto per gli altri, ergersi a giudice che dirime le dispute, che discerne il giusto dalla sbagliato, che in fondo toglie la dignità all'altro di poter scegliere, ed anche sbagliare, da solo.
Le parole sono solo segni su un foglio, è vero.
Ma a volte, quelle giuste arrivano quando sei pronto ad ascoltarle.
Prendi quella che ti serve oggi.
Le altre… lasciale andare.
Condivido con te questo brano di Stephen Littleword:
Lasciar andare non significa non interessarsi,
ma smettere di credere di aver potere al posto degli altri.
ma smettere di credere di aver potere al posto degli altri.
Lasciar andare non significa fregarsene,
ma lasciare che l’esperienza sia consigliera, non le parole.
Lasciar andare non è vittimismo,
ma la profonda certezza che spesso gli effetti non dipendono da noi.
Lasciar andare non corrisponde ad una critica,
ma ad un atto di estrema fiducia.
Lasciar andare non è imporre nuove catene,
ma permettere alla libertà di ognuno di esprimersi.
Lasciar andare non è ancorarsi al passato,
ma vivere pienamente un nuovo futuro.
Lasciar andare non è un atto egoistico,
ma è il coraggio di scoprire il nuovo che si svela di fronte a noi.
Lasciare andare non è dominio e controllo,
ma un atto i fede perché la vita si sveli.
Lasciar andare non è cedere ai fardelli della vita,
ma credere che siamo nati per uno scopo elevato.
Lasciar andare non è soffrire,
ma permettere alla gioia di abitare in noi.
Lasciar andare non è di domani,
ma è di un oggi che aspetta di essere vissuto.
Lasciar andare… libera, purifica, migliora… lasciare andare… è accogliere la gioia.