Quale stile nel conflitto

Ci sono persone che si stanno benissimo nei conflitti, godono a litigare, discutere, a far male all'altro, con parole, sguardi, battute.

E poi ci sono persone che il conflitto lo fuggono, e poi ovviamente ci sono le situazioni di mezzo, e noi anche, riflettendoci, ci sono situazioni in cui siamo stanchi di combattere, ed altre che ce le andiamo a cercare.



Ci sono genitori che non sanno dire no ai loro figli, anche se questo li renderà incapaci da adulti di saper superare le frustrazioni dei no che inevitabilmente riceveranno dalla vita.

Ci sono persone che non sanno dire di no al capo, o ad avances sgradite. Subendo conseguenze ancora più sgradevoli.

C’è anche chi si arrabbia con sé e resta a rimuginare il NON aver saputo reagire,  incapace di trovare la risposta giusta.

Così non serve, ci facciamo altro male, ne aggiungiamo a quello che ci è arrivato da fuori.

Un possibile punto di partenza è ampliare la CONSAPEVOLEZZA sia nostra, sia delle possibilità diverse che abbiamo per approcciamo al conflitto.

  • Consapevolizzare come reagiamo AUTOMATICAMENTE
  • Cambiare le risposte CONSAPEVOLMENTE

L’atteggiamento di una persona verso il conflitto dipende delle esperienze di conflitto avute.


Ora che siamo "adulti" dobbiamo assolutamente apprendere nuove modalità per stare nel conflitto, per saper dire di no quando c'è da dire no, e sì quando lo vogliamo davvero.

Il discorso è vitale: quanti uomini sanno accettare il NO delle loro compagne? Quanti uomini sono disposti a rispettare che una donna voglia finire una relazione senza infierire su chi si rifiuta?
Se questo è un tuo problema, ti prego, fatti aiutare.
Un no può sembrare devastante, ma poi la vita continua, se tu consenti che sia.


Il conflitto può costituire un’occasione di crescita personale e relazionale nel momento in cui: accresce la tendenza al rinnovamento, permette di chiarire le proprie convinzioni e opinioni, aiuta a comprendere meglio la propria posizione all'interno delle relazioni accrescendone il valore e l’autenticità (Martello 2006)


Il problema non è la presenza di un conflitto, ma la modalità con cui scegliamo di evitarlo, o affrontarlo e, se possibile, trasformarlo fino a risolverlo.


Intanto chiediti se riesci a comprendere, e permettere- intimamente e profondamente-che ci possono essere CONTRASTI ovvero punti di vista diversi, modalità diverse per descrivere e/o affrontare una situazione.


Il contrasto non è un conflitto.


E’ appunto la libertà, tua e di un altro che può essere anche tuo figlio, tua figlia di avere un OPINIONE diversa dalla tua, senza che questo debba scatenare la tua ira furibonda volta a far cambiare per forza – con le buone o le cattive- idea all'altro.



In quel caso si cade nel conflitto, che riguarda la RELAZIONE.


Come pure un contrasto ignorato a lungo, non gestito, evitato può degenerare in conflitto.

Una discussione su chi ha torto, chi può prendere una decisione e chi deve obbedire, tra vincitori e vinti.

Un conflitto può essere costruttivo ( clima aperto/attenzione e rispetto per l’altro/ comunicazione assertiva e di supporto/ascolto e attenzione/ cooperazione tra le persone) o distruttivo ( clima chiuso e freddo/ attacchi personali/comunicazione poco assertiva/egoismo e attenzione solo su stessi/ competizione tra le parti).

Ci troviamo continuamente in conflitto, dentro e fuori di noi.
Saper riconoscere il nostro contributo, cosa ci fa male, cosa potremmo cambiare può migliorarci la via sensibilmente. In ufficio, col nostro amore, con la suocera, con i nostri genitori (eh, no, vabbè, quella è la battaglia più tosta).


Sono cinque i modi di affrontare il conflitto.


Non c'è un modo migliore per risolvere un conflitto.
Spesso potremmo utilizzare più metodi per giungere ad una soluzione.

Scopri qual è il tuo, se è flessibile o ti inizia a pesare saper rispondere sempre allo stesso modo, lasciando la vittoria all'altro, o imponendoti sull'altro o cercando sempre un compromesso e senza mai avere la forza di sostenere il tuo bisogno.




Apprendere più modalità ti farà sentire intimamente più fiducioso e soddisfatto di te stesso, e migliorerà le tue relazioni personali e professionali.

Se l’obiettivo è di prevaricare l’altro le modalità saranno aggressive e competitive.
Se l’obiettivo è confrontarsi le modalità scelte saranno collaborative e assertive.

Competitivo   (alta assertività/bassa cooperazione)
utilizzato principalmente
· quando si hanno tempi brevi
· la certezza di essere nel giusto
· non si teme di compromettere i rapporti interpersonali
· quando la soluzione è impopolare o quando l’altra parte sta cercando di sfruttare una situazione a proprio vantaggio.

Contro
· Non migliora la relazione tra le persone ed innesca un meccanismo di frustrazione e vendetta in chi perde il confronto.
· Genera nell’altro senso di rivalsa o di appiattimento servile
·  chi perde non può contribuire alla gestione del conflitto.

Ci sarà una competizione un vincitore e un vinto.

Collaborazione (alta assertività/alta cooperazione)
Esiste un problema comune da risolvere, non una battaglia da vincere.
·         Entrambe le parti si impegnano insieme per trovare la soluzione. Non hanno interesse a litigare ma nel superare il conflitto.
·         riconosce che le opinioni di tutti hanno ugual importanza. 
E’ appropriata quando la relazione è profonda ,i risultati da raggiungere sono complessi,
è necessaria una sintesi di idee per soluzioni migliori, c’è tempo per risolvere il problema. Ha bisogno di tempo, lavoro,  pazienza e flessibilità.

Evitamento  (bassa  assertività/bassa  cooperazione)
Si ignora/sottovaluta/rimanda il conflitto sperando che svanisca; si evita il confronto.

Per esempio:
· Si evitano le persone (“Con quello non ci voglio nemmeno parlare…”)
· Il problema non viene affrontato/si cambia discorso o si scherza
· Si nega il conflitto presente (ad es. facendo finta va tutto bene) - dare pienamente ragione alla persona
· Si scarica il conflitto a qualcun altro.


L’evitamento può essere un valido comportamento, per esempio nelle situazioni poco importanti, quando è necessario prendere del tempo per calmarsi, quando affrontare l’altro è più disfunzionale dell’utilità del risultato.

Risulta invece inappropriato quando il problema necessita un’attenzione immediata;
il risultato è importante, prendere una decisione è nostra responsabilità,

Compromesso (moderata assertività/moderata cooperazione)

Il compromesso può sembrare la carta vincente sempre, ma non è proprio così.

Infatti ognuno deve rinunciare a qualcosa, e potenzialmente nessuno è contento. Ci si concentra solo sulle richieste delle parti, trascurando importanti elementi presenti all’interno del conflitto (bisogni, valori, sentimenti, percezioni, ecc.)


E’ appropriato quando:
· le parti hanno lo stesso potere formale, crea un accordo in presenza di soli interessi contrapposti
· è impossibile raggiungere un consenso unanime
· gli stili di competizione e integrazione non hanno avuto successo
· è necessaria una soluzione temporanea ad un problema complesso
· per risolvere problemi di moderata importanza

Anche il ricatto affettivo è un compromesso (“se mi vuoi bene, andiamo al mare…”; “se fai il bravo ti compro il giocattolo che vuoi…”).
Insegnare ad un figlio questa "dinamica" ci rende ricattabili allo stesso modo in futuro.


Accomodante  (bassa assertività/alta cooperazione).
E' un modo di gestire il conflitto PERMETTENDO dall'altro di "vincere.
Chi adotta questo stile è disposto a soddisfare le esigenze degli altri e a sostenere il costo delle loro necessità (ma è poi in grado di non essere vendicativo dopo? di non essere incavolatissimo dentro e di pregiudicare la relazione in altro modo?

Non viene necessariamente attuata una corretta e specifica gestione di risoluzione del conflitto, ma vengono preservati i rapporti umani, contendendo e controllando le emozioni, evitando così ulteriori discordanze.
E’ appropriato quando  si pensa di essere in torto, anzi, è meraviglioso incontrare qualcuno che riconosca di aver sbagliato e il conflitto si sgonfia in u attimo, senza dover difendere posizioni indifendibili.
Senza perdere tempo inutile ed energie.

E' "gentile" se  il risultato è più importante per la controparte, (e a me invece non importa, cosa mi costa davvero lasciare la mano all'altro? Invito a frequentare volontariamente questo stile, specie per quei genitori/insegnati/capi/amanti che ne fanno una questione di principio, riconducibile a "devo vincere io", altre motivazioni vere non ce ne è. A Napoli si chiama cazzimma. Cattiveria inutile.).

Si può essere accomodanti  ora per ottenere qualcos'altro in futuro, si vuole privilegiare il mantenimento dei buoni rapporti. è l’unico modo per risolvere un conflitto e se l’impatto della mancata risoluzione risulta peggiore delle concessioni necessarie.

Di contro chi vince può pensare di poterlo fare sempre e quindi chiederà sempre di più.


Siamo responsabili delle nostre reazioni, e prenderne possesso veramente, di noi e non pretendere dall'altro, riuscire a comprendere che non ne lasciamo mai perdere una sola piccola ed insignificante, che vogliamo sempre vincere anche con un bambino di quarant'anni più piccolo di noi, o con chi non si può difendere...

Il mio consiglio è sperimentare, volontariamente, nuovi stili e vedere che effetto fa.
Non possiamo pretendere che l'altro cambi o ceda se noi stessi non siamo disposti ad "ascoltare" e assumere una nuova posizione.


Se vuoi, posso aiutarti a comprendere ed apprendere nuovi risposte, più appropriate alla tua felicità e a quella di chi ti sta accanto.
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EneRgiA CReatiVA: Quale stile nel conflitto
Quale stile nel conflitto
L’atteggiamento di una persona verso il conflitto dipende delle esperienze di conflitto avute. Ora che siamo "adulti" dobbiamo assolutamente apprendere nuove modalità per stare nel conflitto, per saper dire di no quando c'è da dire no, e sì quando lo vogliamo davvero.
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